ALICE E LA COCCINELLA, di Mario Campanini

Alice e la coccinella

Illustrazione di Eugenio Bausola

 

Alice era distesa nel suo lettino e guardava fuori dalla finestra il profilo dolce delle colline illuminate dal sole. Sognava di correre ancora in quei prati profumati, sollevando sciami di cavallette e farfalline colorate, e di lasciarsi cadere infine nell’erba tiepida, rimanendo distesa sulla schiena ad ammirare le forme fantastiche delle nuvole. Castelli, draghi, pagliacci e balene sarebbero sfilati lentamente sullo schermo azzurro del cielo, sciogliendosi come zucchero filato.

La mamma, accanto a lei, non smetteva di guardarla un momento. Una profonda apprensione le si leggeva nello sguardo. Ora le carezzava la mano, ora le sistemava il lenzuolo, poi le lisciava una ciocca di capelli scuri sulla fronte e, di nuovo, le prendeva delicatamente la mano. La nonna, ai piedi del letto, lavorava a maglia, ma di tanto in tanto sollevava gli occhi al di sopra degli occhiali e osservava Alice. Erano brevi ma intense carezze fatte di sguardi.

Nessuno parlava. Alice era malata da tempo e la sua malattia l’aveva resa sempre più debole. Tutte le terapie tentate non avevano portato risultati soddisfacenti. Negli ultimi giorni il medico aveva suggerito di provare un’altra via. Una terapia sperimentale, l’aveva definita. Dopo un breve consulto, i genitori di Alice avevano accettato.

Alice adesso seguiva il volo acrobatico delle rondini e dei balestrucci. Nella sua testolina si chiedeva come facessero ad avere sempre così tanta voglia di giocare nel cielo, senza stancarsi mai.

Mentre i suoi occhi rincorrevano le loro evoluzioni, notò nell’angolo della finestra un puntino che si spostava lentamente secondo una traiettoria rettilinea. Mise a fuoco lo sguardo e si rese conto che si trattava di una coccinella che si arrampicava sul vetro.

“Guarda mamma, una coccinella!”, disse con un filo di voce, “bisogna farla uscire, se no qui dentro morirà…” Detto questo fece un tentativo di alzarsi per correre in soccorso dell’insetto, ma l’intervento della mamma, delicato ma deciso, la bloccò: ”No Alice, non ti muovere. Sei troppo debole, potresti cadere. E poi fuori l’aria è ancora fresca e uno spiffero potrebbe farti risalire la febbre.”

“Ma mamma…” tentò di ribattere Alice e i suoi occhioni imploranti tornarono a posarsi sulla coccinella.

“La coccinella è un messaggero degli Dei.” disse la nonna “ai miei tempi mi raccontavano che gli Dei affidavano alle coccinelle il compito di portare le buone novelle agli uomini. Portano fortuna. E poi mi liberano le rose dai pidocchi. Sono le benvenute nel mio orto”.

Detto questo, la nonna si alzò con fatica posando ai piedi del letto i ferri e la maglia. Si avvicinò al vetro, fece cadere nel palmo della mano la coccinella e, aprendo la finestra quel tanto che bastava, sporse la mano aperta all’esterno. La coccinella avvertì il soffio di aria fresca, fece mezzo giro su se stessa, come per salutare, inarcò verso l’alto le elitre puntinate di nero e spiccò il volo. Pareva un parapendio in miniatura.

La nonna tornò a sedersi con i ferri in grembo.

“Grazie nonna” disse solo Alice.

In quel momento si spalancò la porta della cameretta ed apparve il viso trafelato del papà. Inciampò sulle parole, ma tutti udirono la sua voce che annunciava che i valori ematici di Alice erano tornati ai livelli normali. Il referto gli era appena stato consegnato all’ospedale.

La mamma si coprì la bocca spalancata con la mano. Un urlo muto e fragoroso usciva dal suo cuore.

Alice non disse nulla. Guardava qualcosa lontano, fuori dalla finestra. Il suo viso era illuminato da un dolcissimo sorriso.

Potrebbero interessarti anche...