DIARIO DI UN BIRDWATCHER, di Mario Campanini

Pomeriggio del 13 aprile, rapido giro di telefonate tra Ettore, Guglielmo ed il sottoscritto. In breve decidiamo di visitare nuovamente le risaie tra le cascine Kyrie, Torre e Martelletto, per godere ancora dell’eccezionale (o abituale?) presenza di limicoli e trampolieri in transito. Nessuno di noi si aspettava, però, di assistere a ciò che vado a raccontarvi. Ore 18.00 circa. Un cielo nero verso sud-est, accompagnato da tuoni lontani, annuncia l’arrivo di un temporale. Folate gelide increspano la superficie delle risaie e ci fanno accapponare la pelle. Ma una luce bellissima, proiettata da un sole basso sull’orizzonte e mutevolmente schermata da nuvole al galoppo, accende la scena come fanno i proiettori sopra un palcoscenico. Ci fermiamo in macchina all’imbocco di uno sterrato che si incunea tra due risaie. In quella di sinistra diverse centinaia di combattenti e totani mori sono posati nell’acqua, mentre altri ne arrivano a folate.

Notiamo la presenza di qualche pantana. La scena è stupendamente dinamica: a sciami i limicoli si involano, danzano nel vento come un solo corpo, tornano giù. La danza è in perfetta sincronia, ogni singolo uccello rinuncia alla sua identità per diventare parte del tutto e gli sciami si trasformano in primordiali esseri viventi in continua mutazione nell’aria cristallina. Siamo ancora affascinati quando la danza si placa. Tutti gli uccelli si posano. Tentiamo un conteggio, ma non c’è tempo. La massa vivente riesplode nell’aria. Tutti gli uccelli adesso si sono alzati in volo ed improvvisamente ci rendiamo conto che il motivo della danza, adesso, è un altro. In mezzo a loro vola qualcosa di più grosso. I binocoli ci rivelano immediatamente la sua identità: un magnifico falco pellegrino ha sferrato il suo attacco ai limicoli. Ci precipitiamo fuori dalla macchina, ma la scena è così vicina che si può osservare a occhio nudo. A 30 m da noi il falco cabra, si avvita, si tuffa, fendendo lo sciame vivente come una lama nel burro. E lo sciame impazzisce, cambiando continuamente forma e direzione di volo. Ad un tratto avviene l’incredibile: lo stormo di limicoli si ricompatta e dà addosso al predatore. Ma sono diventati matti? Il pellegrino sembra fuggire abbassandosi verso la risaia vicina. In realtà sulla superficie dell’acqua si nota un’ala che si dibatte: il suo attacco è andato a segno! Lo seguiamo mentre lui tenta di afferrare nell’acqua la sua preda. La prima volta la manca, ma lui ritorna ad abbassarsi di nuovo e questa volta afferra la preda e riprende quota. Nei binocoli vediamo un povero combattente ciondolare inerte dagli artigli del signore dei predatori. Lo seguiamo mentre si posa prima su un argine e poi su un palo della linea elettrica per consumare il meritato pasto. Non credo che servano altri commenti, i birders che leggeranno sapranno cosa abbiamo provato.

Una annotazione: il pellegrino era di notevoli dimensioni e molto chiaro anche superiormente. Per capirci, le parti superiori non erano, come al solito, grigio ardesia bensì grigio chiaro, tipo gabbiano reale. Magari gli esperti potranno dirci qualcosa in proposito.

Chissà se abbiamo avuto la fortuna di incontrare la sottospecie nordica: Falco peregrinus calidus?

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