LA GABBIANELLA, di Mario Campanini

La gabbianella

Illustrazione di Eugenio Bausola

Il vento, da troppi giorni, non soffiava più. Non si era mai vista una bonaccia simile nella baia degli oleandri. Non una foglia si muoveva, non un’onda si increspava e si frangeva, non una nuvola cavalcava l’orizzonte. Solo silenzio e immobilità.

I gabbiani, tristi e disorientati, giacevano immobili sull’acqua piatta e sulle rocce della scogliera. Loro, i signori del vento, erano le creature che più soffrivano della mancanza di brezza. Abituati com’erano a dominare l’aria ed a riempirla di picchiate, volteggi e grida gioiose, pativano come nessun altro la staticità di quei giorni e si chiudevano in se stessi con apatica rassegnazione.

Una gabbianella, ancora più triste dei suoi compagni in virtù dell’esuberanza del suo carattere, pareva sul punto di lasciarsi andare. Fu notata dal califfo della scogliera, il gabbiano più anziano ed esperto della comunità della baia. Con pochi battiti d’ala la raggiunse e le si posò accanto.

“Non abbatterti così” le disse “nella vita càpitano momenti di difficoltà, momenti in cui tutto sembra senza soluzione, ma si deve sempre trovare la forza di reagire.”

“E come?” disse lei “senza vento noi gabbiani siamo come morti. Non troviamo neanche la forza di andare a pescare e…tu mi dici che dobbiamo resistere, sopportare…” Scosse la testa, rassegnata.

“Io non ti ho detto che devi sopportare. Il solo sopportare significa subire. Io ti ho detto che devi reagire!”

“Ma come? In che modo? E’ il vento che ci ha abbandonati!”

“E noi chiamiamolo, attiriamolo, stuzzichiamolo! Alziamoci tutti in volo, ma tutti insieme perchè è l’unione che fa la forza! Lo creiamo noi il vento, con le nostre ali e le nostre grida…”

E così fecero. A centinaia batterono l’aria della baia, percorsero il cielo in mille planate, si tuffarono dalla scogliera infinite volte. E intanto si chiamavano. Volavano e gridavano, affermando di essere vivi.

Tutto il giorno continuarono quelle evoluzioni ed al tramonto, tutto quell’andirivieni, tutto quel gran battere d’ali, tutto quello sfogo di voci gioiose produsse l’effetto sperato.

L’immobilità dell’aria cedette. Si spezzò.

E irruppe il vento!

Investì la scogliera ed increspò la superficie della baia. Gonfiò le ali di quei signori dell’aria e li sostenne leggeri, senza peso, dichiarando la propria resa di fronte alla forza della vita.

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